lunedì 1 agosto 2011

«I partiti e la corsa al voto cattolico Ecco perchè Ciriani è fuori tempo»

Il gazzettino - Lunedì 1 Agosto 2011, 
 Basta con il solito ritornello secondo il quale solo il centro-destra è portatore dei valori cattolici. Stavolta a battere la grancassa è stato Alessandro Ciriani; in un appassionato e applaudito intervento alla convention del PdL, così riporta la stampa, si è permesso di dire che parrocchie, associazioni e organizzazioni di area cattolica, pur avendo goduto di finanziamenti elargiti da Provincia e Regione, attualmente in mano al centro-destra, alle ultime elezioni amministrative hanno votato per il centro-sinistra. Chiara l’accusa: quel mondo cattolico ci ha traditi!
      Ritengo che questo modo di pensare ai cattolici e di trattare la Chiesa e le organizzazioni che al cattolicesimo fanno riferimento sia offensivo. I voti dei cattolici non sono un bottino da estorcere con lusinghe e favoritismi. I cattolici quando esprimono il loro voto ragionano, valutano e scelgono ispirati dai loro convincimenti che possono tradursi in consensi sia per esponenti e formazioni di centro-destra che di centro-sinistra. Il Muro di Berlino è caduto ventidue anni fa e la triade “Dio, Patria e Famiglia” è stata felicemente superata oltre sessant’anni fa da una articolazione di valori racchiusi nella Costituzione repubblicana. Ricordo, altresì, che la Chiesa stessa nel 1995, per bocca di Papa Giovanni Paolo II, ha considerato conclusa la vicenda storica della Dc e perciò dell’unità politica in un solo partito da parte dei cattolici. A Ciriani dico che nessun partito e nessuno schieramento si può arrogare il diritto di rappresentare più di altri i valori dei cattolici tanto più che su circostanze specifiche e valori in questione (vita, pace, solidarietà, salvaguardia del creato, educazione, sussidiarietà, giustizia sociale, famiglia) vi sono consonanze e dissonanze da parte di entrambi gli schieramenti.
      Da cattolico già impegnato all’interno dell’associazionismo intraecclesiale mi sono sempre battuto contro ogni forma di strumentalizzazione. Oggi che sono impegnato in politica tra le fila del Pd continuo a ritenere inaccettabile ogni tentativo di usare i valori del mondo cattolico per ricavarne una contropartita in termini di consensi, tanto più se qualche tentativo proviene anche dal mio partito.
      Vogliamo crescere e diventare adulti nella fede - per chi ci crede - e nella militanza politica? Vogliamo assumere laicamente il compito di fare politica, nel pieno rispetto delle sensibilità di fede di ciascuno, partendo dall’analisi critica delle necessità di una comunità civile costruendo in modo trasparente e partecipato le soluzioni possibili per lo sviluppo di una società migliore nel pieno rispetto delle regole democratiche? Discutiamone apertamente, facciamo chiarezza, cerchiamo di evolvere.
 Presidente Assemblea provinciale
 Partito Democratico di Pordenone

martedì 26 luglio 2011

Nella fabbrica occupata rivendicando un lavoro

A presidiare la fabbrica sono venuti in tre: con Eugenio Avvisato, responsabile di reparto da vent'anni all’ex Profim (Gruppo Florida) e la sua compagna Michela c'è anche la loro bimba di otto mesi appena. Il futuro della Profim è il loro futuro, visto che Eugenio e Michela sono una delle famiglie, tra le 90 coinvolte, il cui destino è legato a doppio filo allo stabilimento di Prata di Sopra. Fino a un paio di mesi fa, Eugenio e Michela facevano progetti e investivano sul futuro; oggi quel futuro è un mucchio di rate e spese fisse alle quali, con i soldi che entrano in casa, non si riesce più a far fronte. Ne parlano spesso, con gli altri lavoratori dell’ex Profim con i quali si alternano nel gazebo allestito all'esterno dello stabilimento, ma anche con la gente che passa e si ferma a fare due chiacchiere e magari a portare qualcosa da mangiare ai manifestanti. «Lasceremo il presidio quando avremo la possibilità di tornare a lavorare - assicurano Eugenio, Michela e gli altri - non molleremo prima».
      Eugenio, da quanto tempo lavora alla Profim?
      
«Io sono qui da quasi vent'anni, dal febbraio del 1992, dopo un paio di brevi esperienze in altre aziende. La mia compagna Michela da nove».
      Quando si sono cominciati ad avvertire i segni della crisi?
      
«In modo certo da un mese e mezzo. Prima, nonostante la cassa integrazione iniziata tre anni fa e le difficoltà che interessavano tutta la zona del mobile, c'era un piano per la ripartenza. Un mese e mezzo fa abbiamo saputo come stavano le cose e da 36 giorni abbiamo allestito il presidio».
      Com'è nata l'idea del presidio?
      
«È nata dalle Rsu dopo che l'azienda ha manifestato la volontà di lasciare a casa i 90 dipendenti, perché non ci stiamo a perdere il nostro posto di lavoro, che è un diritto».
      Come vi siete organizzati?
      
«Inizialmente abbiamo allestito un presidio all'interno della fabbrica che è durato due-tre giorni, poi ci siamo spostati all'esterno. In un primo momento facevamo quattro turni per coprire il giorno e la notte, della durata di sei ore ciascuno, con quattro persone per turno. Adesso facciamo tre turni di cinque ore, due persone per volta».
      Che reazioni ha suscitato questa iniziativa?
      
«In un primo momento c'è stato anche qualcuno che ci ha deriso, ma poi hanno comunque capito che non facciamo niente di male, siamo qui solamente a manifestare per il nostro posto di lavoro. Ma da parte della gente abbiamo trovato soprattutto molta solidarietà: c'è anche qualcuno che passa a portare una torta o si ferma a farci compagnia».
               La sua vita com'è cambiata in questi mesi?
      
«Se prima faticavamo ad arrivare a fine mese, adesso è impossibile farcela. La macchina si ferma, le ferie sono un ricordo lontano e ci si sveglia la mattina con il pensiero, appunto, di come riuscire a pagare il mutuo. Noi abbiamo comprato casa nel 2009, accendendo un mutuo da 700 euro al mese, al quale si aggiungono tutte le altre spese fisse, dalle rate della macchina al mantenimento del figlio maggiore della mia compagna. In tutto quasi 1.500 euro, che sono quasi l'importo della cassa integrazione. E poi naturalmente ci sono le spese per la bambina».
      Ha provato a cercare un altro impiego?
      
«Sì, ma si trovano solo contratti di sostituzione a termine, della durata di trenta giorni: quello che basta per pagare una rata del mutuo. Oppure avrei dovuto andare a lavorare a Motta di Livenza per meno di mille euro, ai quali avrei dovuto sottrarre il costo della benzina per arrivare là. È l'intero sistema del mobile a essere al collasso. Quanto alla mia compagna, lei non ha trovato assolutamente nulla: per una donna è ancora più difficile, soprattutto con una bambina piccola».
          Quando lascerete il presidio?
      
«Lo lasceremo quando avremo la possibilità di ritornare a lavorare, quando si profilerà un minimo di soluzione imprenditoriale, e non molleremo prima. Sappiamo che le possibilità attualmente sono pari a zero, ma una soluzione, seppur minima, ci deve assolutamente essere».


Domenica 24 Luglio 2011, Il Gazzettino

venerdì 15 luglio 2011

Ex Profim, presidio sino alla fine di luglio «La lotta continua»

«La nostra lotta per il posto di lavoro continua». Nonostante le pessime notizie emerse nel corso del vertice di lunedì in Provincia, i lavoratori dell’ex Profim non si danno per vinti. Al termine dell’assemblea nello stabilimento occupato di Prata di Sopra hanno deciso di mantenere il presidio fino al 31 luglio, pur eliminando il turno di notte, ritenendolo un margine di tempo accettabile per la ricerca di una soluzione alla crisi dell’azienda, l’unica del Gruppo Florida a non intravvedere uno spiraglio di luce. All’assemblea ha partecipato la quasi totalità dei lavoratori ma non i rappresentanti della Cisl: a prendere la parola sono stati, perciò, i cigiellini Simonetta Chiarotto, Silvio Comparin, Michele Sica e Flavio Vallan. «La nostra lotta continua fino al 31 luglio ma, al rientro delle ferie, valuteremo come riprenderla - ha dichiarato Sica - Dipenderà dalla pronuncia del tribunale e la nomina del commissario. Certo, ci aspettavamo un po’ di più dalle istituzioni. Si capisce che il settore del mobile non è più appetibile, ma è la monoproduzione nel triangolo Brugnera-Prata-Pasiano: quindi prepariamoci, perché a settembre, col normale calo della produzione post ferie, la situazione di crisi precipiterà. Il problema non è solo all’ex Profim: questo lo devono capire i politici. Siamo amareggiati per le soluzioni non trovate per tempo: fra qualche settimana saremo costretti a fronteggiare fallimenti a catena. Solo i Comuni lo hanno capito, in Regione non hanno ancora realizzato la vera portata del fenomeno che investe anche un numero indefinito di attori dell’indotto». A fronte di un quadro oggettivamente fosco, all’ex Profim nessuno è disposto a mollare la presa, né gli operai né gli impiegati, che quotidianamente ricevono gli omaggi e gli incoraggiamenti dei residenti i quali riforniscono il presidio di bevande e frutta. «I lavoratori vogliono vedere la fine e non lo spostamento del problema - ha insistito Sica - Investitori esterni non se ne trovano, speriamo in una cordata interna basata sull’attuale management. Abbiamo chiesto un aggiornamento del tavolo in Provincia». Dei 91 effettivi dell’ex Profim solo un 10% ha trovato soluzioni temporanee di impiego altrove nel tentativo di garantire un reddito familiare. 

Messaggero Veneto 13/07/2011

martedì 5 luglio 2011

Profim, i lavoratori non mollano

I lavoratori della Profim (l’azienda delle cucine del Gruppo Florida di Prata) non mollano e continuano a occupare la fabbrica. Il presidio degli addetti nella fabbrica (occupa circa cento addetti) rimasta fuori dal piano che potrebbe rilanciare le altre aziende del gruppo continuerà almeno fino all’incontro chiarificatore. Nell’ultimo vertice con la Provincia l’azienda aveva avanzato la richiesta di poter riavviare le linee produttive al fine di rispondere a una commessa del valore di circa 400 mila euro. Una necessità produttiva che, secondo la società, poteva offrire delle possibilità in più rispetto all’eventuale interesse da parte di qualche investitore nel fare ripartire l’attività.
      I lavoratori (non senza un confronto che ha visto la Filca-Cisl più favorevole allo sblocco del presidio) hanno comunque ritenuto di continuare il loro blocco almeno fino al prossimo tavolo di confronto nel quale sperano arrivino delle ulteriori garanzie. La situazione era precipitata circa tre settimane fa quando il piano per la Profim (un progetto industriale che prevedeva almeno metà riassunzioni sui cento addetti) aveva visto venire meno il finanziamento e quindi l’esclusione della società dal possibile rilancio produttivo che invece vede coinvolte, da una parte, la Florida Soggiorni e la Leader e, dall’altra, la Poletti di Budoia. Una situazione che pare dunque complicarsi, a meno che nei prossimi giorni le verifiche di Unindustria e Provincia su possibili interessi imprenditoriali non diano esito positivo.


Gazzettino 05/07/2011

domenica 26 giugno 2011

LEGA NORD, OVVERO LA POLITICA SOTTO FORMA DI TRESSETTE

Apertura: accuso di spade
Fendenti a destra e a manca. Tagliare tutto il vecchio e il marcio. E’ tutto sbagliato, è tutto da rifare. Lo abbiamo duro e con lo spadone di Alberto da Giussano facciamo fuori ogni ipocrisia. Roma Ladrona è ovunque: nei palazzi ministeriali, nel capoluogo di regione, nel municipio del nostro comune. Non siamo molto raffinati, è vero, ma onesti e il buon senso ci indirizza al bene anche in assenza di competenze.
Seconda fase: striscio a bastoni
E’   venuto   il   momento   della   lotta.   Si   identifica   il   nemico   da   bastonare,   l’avversario   da   far   fuori   per guadagnare il risultato della Padania e del Federalismo. Oddìo, il bersaglio magari cambia: quindici anni fa bastonavamo il Mafioso di Arcore, di cui poi siamo diventati il miglior alleato, anche se forse lo scarichiamo tra poco. Nel grande come nel piccolo: abbiamo sostenuto un sindaco e ora gli lavoriamo contro. E’ la tattica, bellezza! e in quanto a spregiudicatezza e movimentismo non temiamo confronti con nessuno dei
miti della Prima Repubblica. Se serve, il bastone si  usa  anche dentro: ministri  come Pagliarini, sindaci simbolo come il milanese Formentini, uomini chiave come il capogruppo alla camera Ce oggi militano dall’altra parte. Anche da noi,chi se li ricorda il sen. Visentin, l’on. Cardelli, l’assessore regionale Zoppolato, la presidente Guerra, il sen. Gabana, l’on. Pottino: tutti ex leader cacciati o fuggiti. Per non parlare dei Ronchese… Che mondo infido, pieno di Giuda!
Terza fase: cresco a coppe
Si vince. Da soli o alleati con qualcuno, si portano a casa le amministrazioni comunali e i governi regionali.
E soprattutto le presidenze degli enti. S’impara presto: scarpa grossa e cervello fino. Non ci vuol molto a capire che l’ASL o l’azienda municipalizzata valgono, in potere, più di un grosso comune, stanno meno sotto i riflettori dell’informazione e danno a chi li guida stipendi altrettanto alti. Avessimo messo mano anche alle fondazioni bancarie, come voleva Tremonti… Pazienza! Dice  che la politica  deve star lontana  da queste cose?  che lo dicevamo anche noi? Ma  quella  volta governavano gli altri, che erano ladri, adesso noi, che siamo bravi e onesti!
Quarta fase: busso a danari
Perché proprio io devo far tutto gratis? sono il più … mona? Far politica è un mestiere e va pagato. E quando smetto di far politica e mi trovo senza un mestiere, ho diritto a un posto di sottogoverno per sopravvivere.
E la politica costa. Tu, che ricevi tanti appalti dell’amministrazione leghista, potresti lasciare qualcosa per il partito: altrimenti l’appalto lo do a un altro. Tangente?  Non scherziamo: le tangenti le chiedevano gli altri, che erano ladri. Noi vogliamo solo un po’ di generosità per noi e per il partito.
Quinta fase: la conta dei punti
Non tanti, in verità.
Federalismo: un paio di leggine ancora da applicare. Due figure che non fanno nemmeno un punto.
Corruzione: i ladri li abbiamo cacciati. Ma le tangenti sono più alte di prima. Chi diavolo sarà mai che ruba?
Carico fiscale: dicono che sia aumentato, ma dev’essere uno di quei discorsi che fanno gli intellettuali.
Sicurezza: abbiamo risolto così bene il problema, che quando sono state istituite le ronde, non si  è presentato nessuno: un paio di squadre in tutta Italia.
Ma abbiamo portato a casa i Danari!

sabato 25 giugno 2011

Gli operai dell’ex Profim mercoledì pronti a manifestare in Regione

Il Tribunale di Pordenone ha già preso in esame le richieste di concordato preventivo presentate lunedì per il gruppo Florida. Il progetto di rilancio riguarda la Poletti, il Mobilificio Florida e la Leader Cucine, nessun piano industriale, invece, per la Florida Cucine (ex Profim), dove i 91 dipendenti sono da oltre una settimana in assemblea permanente. I giudici non si sono ancora espressi, ma ieri mattina hanno chiesto agli avvocati Paolo Dominis, Paolo Mignati, Paolo Brugnera e Pierfrancesco Scatà integrazioni tecniche. Caldeggiano il deposito di garazie bancarie entro l’8 luglio, prima dell’udienza di solvibilità, sia da parte dei soci storici del gruppo sia da parte di affittuari e acquirenti. Una richiesta che viene letta come un segnale positivo da parte del Tribunale.
      Da quanto prospettato ai sindacati, i tagli agli organici sono notevoli: su 400 operai circa, solo 140 avrebbero il posto di lavoro assicurato. La situazione più critica è quella dei lavoratori dell’ex Profim di Prata, che si preparano a portare la loro protesta in Regione. Mercoledì, alle 9.30, una delegazione sarà a Trieste per manifestare. Ieri hanno ricevuto la visita di Gianfranco Moretton, capogruppo del Pd in consiglio regionale, che ha sollecitato la Regione ad attivarsi. «Abbiamo chiesto più volte l’audizione del presidente Tondo in seconda Commissione per avere un quadro preciso sugli stati di crisi aziendali - ha riferito - Non è mancata una specifica richiesta sul gruppo Florida, ma tutto tace. La giunta regionale deve assumersi la responsabilità di affrontare queste drammatiche situazioni e venire in Consiglio a relazionare». Moretton chiederà un incontro con i capigruppo e il presidente Tondo per mercoledì, quando gli operai "marceranno" su Trieste.
      A Prata il morale è alto. «Siamo convinti di riuscire a farcela», afferma Michele Sica (Rsu Cgil). 


Il gazzettino 25.06.2011

mercoledì 22 giugno 2011

Profim, il presidio non si ferma

Nessun tentennamento né indugio: l’assemblea permanente dei lavoratori della Profim - Gruppo Florida va avanti. Ieri a incontrare i lavoratori (91 i dipendenti che stanno lottando per mantenere in vita lo stabilimento che, al momento, non ha prospettive di prosecuzione dell’attività) si sono recati il sindaco di Prata, Nerio Belfanti, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil e Cisl e anche il consigliere regionale del Pd Paolo Pupulin. E proprio da questo incontro tra l’esponente del Partito democratico, i sindacati di categoria e i lavoratori è emersa la volontà di organizzare una manifestazione in Regione. Indicativamente potrebbe svolgersi il 28 o il 29 giugno – nei prossimi giorni sarà definito nel dettaglio il programma – e ha lo scopo di sensibilizzare le istituzioni sul dramma occupazionale, e industriale, che si sta consumando alla Profim: unica azienda del Gruppo Florida per la quale non si profilano soluzioni in grado di evitarne la chiusura. «Il presidio va avanti giorno e notte – spiega Michele Sica, delle Rsu Cgil della Profim – e più si va avanti e maggiore è la consapevolezza tra tutti i lavoratori dell’importanza e del valore di questa iniziativa. Cerchiamo, in questo modo, di aprire un varco nel silenzio che opprime una crisi consolidata e profonda nel settore del legno di questo nostro territorio. A breve troppe persone resteranno senza lavoro e si riverseranno sul territorio senza avere alcuna possibilità di rioccupazione. La cassa integrazione è soltanto un palliativo – conclude Sica –: noi vogliamo altro. Vogliamo lavoro». (e.d.g.)


Messaggero Veneto 21.06.2011

lunedì 20 giugno 2011

Alla Profim non si molla

 turno, giorno e notte, senza mai mollare. È così che i 91 lavoratori della Profim difendono il posto di lavoro e la dignità delle proprie famiglie. Anche di domenica. Il presidio è cominciato mercoledì scorso e continuerà finchè i lavoratori non riusciranno a intravedere uno spiraglio di salvezza. Questa che inizia sarà una settimana importante. Tra oggi e domani è attesa l’ufficializzazione della richiesta di concordato preventivo. Questa mattina, annuncia Michele Sica (Cgil), le Rsu hanno convocato un’assemblea per fare il punto. È probabile che non si parli soltanto della Profim, ma che si discuta anche sul «silenzio», come lo definiscce Sica, calato sul settore del mobile. «Nessuno ne parla - afferma il sindacalista della Cgil - Eppure ci sono moltissimi operai in cassaintegrazione e moltissime aziende chiuse. Noi temiamo l’effetto domino».
      La paura è che ciò che sta succedendo nell’azienda di Maron possa succedere tra qualche mese in altre realtà di Prata, Brugnera o Tamai. «Vogliamo comunicare con grande forza questa crisi - continua Sica - C’è il rischio che in questa zona nel giro di un anno la crisi faccia terra bruciata». Lo sanno molto bene le decine di operai che da mercoledì hanno portato la loro solidarietà ai lavoratori del gruppo Florida che presidiano la Profim. Preoccupatissima la giunta comunale di Prata, anche perchè la crisi Profim, se non si troverà una via d’uscita, avrebbe riflessi pesanti sull’indotto (circa un migliaio di persone). Finora nessun politico è andato a parlare con i gli operai, uomini tra i 30 e i 50 anni che provengono da tutta la provincia, che lavorano a singhiozzo da cinque mesi e da tre anni fanno i conti con la cassa integrazione a rotazione.


Il gazzettino 20/06/2011

domenica 19 giugno 2011

La Profim resta occupata I lavoratori non mollano

Una cosa è certa «noi siamo qui e non molliamo». L’assemblea permanente con occupazione della fabbrica, la Profim - Gruppo Florida - di Prata, da parte dei 91 dipendenti che rischiano di perdere il lavoro, va avanti. Lo hanno ribadito ieri anche al vicesindaco Marzo Maccan che si è recato allo stabilimento per informare i lavoratori che l’amministrazione «si sta muovendo, come può e con gli strumenti che ha. Ci stiamo attivando anche con gli istituti di credito per verificare le migliori proposte che consentano di erogare gli anticipi della cassa integrazione», mentre il Comune si farebbe carico del pagamento degli interessi. E’ un aiuto, e quindi ben accetto, ma «gli ammortizzatori sociali non sono la soluzione che vogliamo - puntualizza Michele Sica, Rsu Cgil -. Noi vogliamo una soluzione industriale!». Ed è un coro di “sì” a seguire la dichiarazione di Sica da lavoratori, uomini e donne, che si sono sentiti «presi in giro da una proprietà che prima ci propone un piano industriale da 25 milioni di euro, di cui 7 di capitale proprio, e che poi nega un solo milione di euro per dare corpo ad un piano di rilancio interno che prevedeva di riassumere metà dell’occupazione attuale (91 dipendenti)». 
Dal Gruppo Florida, che sta tentando di chiudere con un concordato, potrebbero ripartire tre aziende, ma non la Profim, per la quale non ci sono, allo stato, progetti di ripresa. Semplicemente «inaccettabile» per questi lavoratori giunti al terzo giorno di occupazione. «Ho trascorso 20 anni di questa azienda - racconta Paola Biscontin -, ho conosciuto le 10/12 ore al giorno e i sabati obbligatori, adesso non possono venirmi a dire che si chiude e si mette la gente in mezzo alla strada. Io non ci sto!». Marito e moglie in Profim, con mutuo da pagare, due figli di 6 anni e 7 mesi, Eugenio avvisato chiede «al padrone: lei ha assicurato sette generazioni, io che cosa assicurerà il prossimo mese?». «Non accettiamo che si calpesti la nostra dignità - aggiunge Nicola Rumiato -. Dopo tante promesse non mantenute, hanno anche avuto il coraggio di chiederci di produrre per altri due giorni». Non per dare continuità all’azienda «ma per riempire le casse del concordato, senza nemmeno dirci che lo avevano avviato». Sui volti di questa gente non c’è la disperazione, solo la volontà di combattere per il proprio lavoro, per il proprio futuro.


Il messaggero 18.16.2011

Dubbi rientrati: il consigliere Favot non è incompatibile

 Dorino Favot non è incompatibile. Il consigliere comunale pratese della civica “Giovani idee in comune” è stato al centro di un’interrogazione presentata dal gruppo Cambiare Insieme che ha sollevato il dubbio sulla sua incompatibilità con le consulenze e gli incarichi svolti per l’Azienda pubblica di servizi alla persona “Casa Lucia” di Pasiano. Il centrosinistra, ricordando che già all’insediamento nel 2007 era stata fatta la ricognizione della compatibilità di Favot, in base alla quale venne verificata la correttezza della sua eleggibilità anche se dirigente pubblico, ha fatto riferimento all’articolo 78 del testo unico che stabilisce che ai consiglieri comunali o è vietato ricoprire incarichi e assumere consulenze in enti e istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo e alla vigilanza dei relativi Comuni e Province. Favot ha percepito 10.302,70 euro per il 2008 e 12.610,27 euro per il 2009 come direttore amministrativo di “Casa Lucia” e inoltre ha svolto una consulenza nel 2010. Secondo la segretaria comunale Paola Rover, al debutto in consiglio, c’è tuttavia un’incompatibilità, ma sentenze della Cassazione hanno stabilito che non ci sono sanzioni per la violazione. (g.b.)


Messaggero veneto 18.06.2011

venerdì 17 giugno 2011

I dipendenti Profim si danno i turni per mantenere il presidio nell’azienda di cucine con il futuro a rischio

Fabbrica occupata «Non molleremo»


Il morale era alto anche ieri, secondo giorno di presidio dell'azienda Profim di Prata. In gruppi di 7-8 persone i 91 dipendenti della Florida cucine Profim spa di via Maron, 16, continuano, dandosi il cambio nelle 24 ore per l'occupazione dello stabilimento iniziata mercoledì. Sono in assemblea permanente e tra di loro in queste ore parlano: di quello che è accaduto, di come si sia potuti arrivare a oggi, di cosa succederà nel loro futuro, di quanto importante sia la ricchezza «lavoro», ancor più dello stipendio da operaio (1.000-1.200 euro al mese). Dall’inizio dell’anno lavorano a singhiozzo (2 o 3 giorni la settimana) e da circa tre anni sono alle prese con la cassa integrazione a rotazione. I dipendenti della Profim stanno vivendo una situazione nuova, la prima occupazione nel settore del mobile in provincia. Un settore per tradizione poco sindacalizzato perchè qui si usava, spiegano gli operai del mobile «testa bassa e lavorare sempre nel massimo rispetto del parón». «Noi della Cgil - afferma Michele Sica Rsu Cgil - abbiamo sempre cercato di lottare per la dignità dell'operaio e forse con queste azioni oggi ci stiamo riuscendo». Tutti i dipendenti sperano che la loro protesta possa portare all'uscita dal tunnel: un'azienda interessata alla Profim, visto che la linea cucine della Florida è la meno appetibile. Nella vista di ieri in fabbrica i referenti della proprietà hanno parlato dei primi contatti da parte di aziende che hanno chiesto informazioni. «Sappiamo che sono cose che richiedono tempi lunghi - dice Sica - aspettiamo fiduciosi. Il personale è pronto con pazienza a affrontare altre giornate di questo tipo non dermordiamo: continueremo a oltranza. Restiamo in stato di agitazione permanente». Gli operai che si alternano si portano panini e cibi congelati da casa. In sala mensa del capannone di Prata c'è tutto il necessario: un microonde, un frigo. Niente televisioni o radio: in assemblea si parla, parla, parla. Anche il collega di lavoro che prima ti stava un po’ antipatico, o con il quale c'era dell'attrito diventa amico e in fabbrica ora «si viaggia in simbiosi». Tra i 91 dipendenti anche degli stranieri arrivati anni fa nel Pordenonese con il sogno della vita in Italia: 4 ghanesi che lavorano alla Profim da quasi 20 anni e stanno per ottenere la cittadinanza italiana, 2 romeni e un albanese. Per loro oltre al danno la beffa di un sogno che pensavano di aver realizzato e che sta andando in frantumi.

(Il gazzettino, Venerdì 17/06/2011)

mercoledì 15 giugno 2011

L’assemblea dei lavoratori Florida ha detto sì all’accordo

L’assemblea dei lavoratori Florida ha detto sì all’accordo formulato dalla nuova società e dai sindacati per tentare di salvare il mobilificio di Prata dal tracollo. Ieri mattina, infatti, il 95 per cento dei votanti (presenti in 136 su 148) ha accettato le misure concordate con la "As Home" e ieri pomeriggio l’accordo è stato firmato nella sede di Unindustia. Un accordo sul quale la Fillea Cgil sia la Cisl si dicono moderatamente ottimiste, ricordando che rimane l’incognita dell’ammissione al concordato e la sua omologazione. Quindi la parola ora passa ai giudici.
L’accordo di rilancio, come già anticipato ieri dal Gazzettino, prevede la ripartenza con 67 lavoratori e il ricollocamento di altri 10 nell’arco di un anno, in cui le verifiche saranno bimestrali. Per quanto riguarda gli scatti di anzianità, la loro maturazione ripartirà da zero, con incremento ogni 2 anni. Però il 50% cento del già maturato sarà subito riconosciuto come un superminimo non assorbibile. Mentre l’incentivo, frutto di contrattazione provinciale, compreso tra i 90 e i 130 euro, sarà corrisposto in busta paga nella seguente misura: per i primi 16 mesi al 55 per cento; dai 16 ai 24 al 70% e dopo i 24 mesi al 100%.
Il prossimo passo ora spetta alla nuova azienda, spiegano Giovanni Facca della Fillea Cgil e Stefano Brunetta della Cisl. «La As Home, della quale per ora conosciamo solo l’mministratore delegato, Paolo Paparotto - continua Brunetta - entro la fine del mese dovrebbe farsi avanti spiegando da chi è composta e rassicurando sulla sua capacità finanziaria. Inoltre deve firmate il contratto per l’affitto del ramo d’azienda ed entro il primo ottobre decidere chi manterrà a lavorare. Semprechè il giudice acconsenta. Dal canto nostro abbiamo chiesto la valutazione congiunta dei dipendenti che saranno mantenuti in attività. Ci preme - ha ribadito Brunetta, che sia rispettato il genere e che non siano penalizzati i più deboli».
I sindacati stanno inoltre valutando le posizioni contributive dei lavoratori che sono ormai vicini alla pensione, per valutare se il periodo di Cig possa essere loro utile per maturarla, con conseguente fuoriuscita indolore dal mondo del lavoro.

IL GAZZETTINO 15/06/2011

venerdì 20 maggio 2011

Banchetto Informativo Referendum 12/13 giugno 2011

Nucleare, acqua pubblica, legittimo impedimento: le ragioni di chi vuole abrogare le leggi in discussione.
Saremo presenti:
- domenica 22 maggio 2011 gazebo referendum dalle ore 8.00 alle 12.00 - Via Roma - Municipio
- martedì 24 maggio 2011 gazebo referendum dalle ore 8.00 alle 12.00 al mercato in paizza meyer
- domenica 29 maggio gazebo referendum dalle 8.00 alle 12.00 via della chiesa villanova


cartolina referendum 2011

martedì 3 maggio 2011

Auto blu, Ballaman non va in giudizio invocando il legittimo impedimento


UDINE. Ore 10, inizio dei lavori in Consiglio regionale. Ore 12.30, prima udienza preliminare per l’accusa di peculato per l’uso delle "auto blu". L’ex presidente leghista del Consiglio Edouard Ballaman, oggi consigliere regionale del gruppo Misto, non può essere in entrambe le Aule, nonostante siano vicine, e così ha scelto. Ha scelto l’impegno istituzionale invocando una sorta di “legittimo impedimento” e stamani è giunto in Consiglio regionale, come annunciato ieri dal suo legale Luigi Fadalti.
Si è aperto dunque con un rinvio il processo a Ballaman per l’uso illegittimo, secondo l’accusa, dell’auto blu, caso scoppiato il 1° settembre 2010 con la pubblicazione sul Messaggero Veneto di una settantina di viaggi poco istituzionali compiuti con macchina di servizio e autista. 
È il legale di Ballaman, Luigi Fadalti del foro di Treviso, a spiegare. Ed è il Pd, con la segretaria regionale Debora Serracchiani, ad attaccare. «Ho presentato un’istanza al gip, Raffaele Morvay, segnalando che nella stessa giornata si riunisce il Consiglio e il mio assistito sarà lì per svolgere la sua funzione istituzionale. Ho anche parlato con il giudice – spiega Fadalti – quindi è ragionevole attendersi un rinvio. Che presumibilmente sarà breve, tra giugno e luglio».
Il legale conferma anche la volontà di andare a dibattimento e la linea difensiva: come benefit Ballaman poteva disporre dell’auto blu come voleva. «Si trattava di un esercizio legittimo. Noi sosteniamo – insiste Fadalti – che l’uso della vettura era nelle facoltà del presidente. Non abbiamo debordato, ma fatto nè più nè meno quello che hanno fatto tutti prima».
Ballaman, che si è auto-sospeso dalla Lega e dimesso dalla presidenza dell’Assemblea l’8 settembre, il 6 giugno, invece, comparirà – forse – davanti alla Corte dei conti che gli contesta un danno erariale per 22 mila euro.
Il “legittimo impedimento” invocato da Ballaman non è la legge approvata dal Parlamento l’anno scorso – che vale solo per il presidente del Consiglio e per i ministri –, ma per Serracchiani quello è il “brutto esempio”. «Se oggi a qualcuno pare cosa normale utilizzare un ruolo elettivo per schivare i processi – attacca la democratica –, ringraziamo il cattivo esempio di Berlusconi che sta facendo scuola col suo legittimo impedimento. Per un rappresentante del popolo, a ogni livello, la priorità dovrebbe essere liberarsi il prima possibile dai carichi pendenti e invece sembra si stia diffondendo un malcostume secondo cui gli appuntamenti con la giustizia sono scocciature che si possono rimandare a proprio comodo.
«Visto che Ballaman intende sostenere di aver fatto un uso legittimo dell’auto blu – conclude Serracchiani – il suo interesse, e quello dei cittadini, è accelerare il giudizio» .  

MESSAGGERO VENETO

domenica 1 maggio 2011

Palasport, Cereser: giunta non avvisata dei problemi in atto

ENNESIMO BATTIBECCO DELLA MAGGIORANZA IN CONSIGLIO COMUNALE

PRATA «Il sindaco era a conoscenza del problema da ottobre ma non ha mai avvisato la giunta». Sono parole pesanti come pietre quelle lanciate dall'assessore comunale Gianni Cereser in consiglio l'altra sera. Come previsto, la seduta si è accesa contestualmente all'interrogazione presentata da Simone Giacomet e Dorino Favot del gruppo Giovani idee in comune sulla questione palasport. Incalzato dal capogruppo Giacomet,che protestava per l'aumento di spesa di 217 mila euro e reclamava l'individuazione di un preciso responsabile, il sindaco ha tagliato corto. «Assistiamo a un pesante aumento della spesa a causa dell'errato calcolo dei progettisti - ha attaccato Giacomet -. Dopo avere investito complessivamente circa 250 mila euro fra periti e professionisti affinché il palazzetto dello sport risultasse conforme, al momento della costruzione la ditta si accorge che il terreno non va bene per sostenere le fondamenta. Di chi è la responsabilità? Com'è possibile che, dopo avere consegnato i lavori a ottobre, ad aprile si richieda una variante così sostanziale?». «Il direttore dei lavori, con motivazioni ampiamente esposte in giunta comunale, si è assunto la responsabilità di effettuare una serie di lavori resisi necessari all'avvio dell'opera» ha giustificato il sindaco. A quel punto, però, i malumori in giunta hanno rotto gli argini. Il primo a straripare è stato Cereser. «Noi assessori abbiamo dovuto attendere 5 mesi per conoscere il problema - ha attaccato -. Sono uscito dalla giunta perché chiedevo di capire chi avesse sbagliato e a chi chiedere il rimborso del danno. Approvare la variante 8 giorni dopo non avrebbe cambiato niente ma sarebbe servita a capire meglio la situazione». Non si è trattenuta nemmeno Nadia Pigozzi, il secondo assessore che non ha votato la variante in giunta. «Signor sindaco, non siamo degli incoscienti - ha protestato l'esponente dell'Udc-. Non abbiamo votato perché il caso andava approfondito in maniera più seria». Ha scelto il silenzio, invece, il terzo assessore ribelle, Marzio Maccan, che ha rinviato la resa dei conti a un imminente confronto con il sindaco sulle deleghe ai lavori pubblici. (g.b.) Messaggero Veneto 30 aprile 2011


ECCO IL TESTO DELLA DELIBERA DI GIUNTA DEL 15/04 IN CUI CERESER, MACCAN E PIGOZZI ESCONO DALLA SALA    GC_54-2011.pdf

mercoledì 20 aprile 2011

Oggi a Prata il primo corteo di protesta nella storia del polo mobiliero

"Uno sciopero che coinvolge quattro aziende di uno dei "colossi" storici del settore del legno-arredo, il Gruppo Florida. Con tanto di punto di concentramento di tutti i lavoratori (i dipendenti dell’azienda di Budoia arriveranno in pullman) nella piazza Mayer di Prata. Seguirà un corteo lungo il tratto di strada, circa un chilometro e mezzo, che unisce il centro della cittadina alla sede del Gruppo Florida, in via Gabbana. La manifestazione di oggi rischia di passare agli annali della storia del distretto del mobile: con queste modalità (e con le previsioni di partecipazione) è la prima volta che i lavoratori di un settore tradizionalmente poco sindacalizzato si mobilitano. Il concentramento in piazza, a Prata, è previsto per le 9.30. Il corteo partirà verso le 10. Davanti allo stabilimento dell’impresa ci sarà un’assemblea con gli interventi dei dirigenti sindacali del settore.
      La giornata di sciopero (decisa per portare i riflettori sulla gravità della situazione non solo del gruppo societario finito in una pesante crisi dalla quale sta cercando di uscire con la strada del concordato) proseguirà poi nel pomeriggio: alle 14.30 è prevista infatti la visita del vescovo Giuseppe Pellegrini insediato da pochi giorni alla guida della Diocesi. Per il vescovo - che ha chiesto di poter incontrare le maestranze e la proprietà aziendale dopo essere venuto a conoscenza della difficile situazione - si tratta del primo incontro pubblico con il mondo del lavoro.
      Ma a dare il senso della gravità della situazione nel distretto del mobile è anche l’incontro che una ventina di piccole imprese ha tenuto ieri nella sede di Unindustria a Pordenone. Un incontro spontaneo - a Unindustria è stata chiesta la disponibilità della sede e delle strutture - che le aziende che operano nella subfornitura (molte lavorano solo per il Gruppo Florida) hanno voluto per cercare di fare il punto di una situazione che potrebbe comportare una ricaduta produttiva e occupazionale molto pesante e diffusa sul territorio. Le piccole aziende fornitrici sono fortemente preoccupate di quello che potrebbe accadere nel caso in cui il colosso Florida non dovesse più avere bisogno del loro apporto. Oltre alla ventina di realtà pordenonesi dell’indotto ve ne sono altrettante sul fronte veneto del distretto: la crisi occupazionale che potrebbe aprirsi equivale a quella degli oltre 400 addetti diretti del gruppo. Se a questo si aggiunge la situazione di difficoltà della Verardo di Brugnera (e al suo indotto) il numero di posti di lavoro a rischio si avvicina al migliaio. (20/04/2011)"




"Distretto del mobile in ginocchio. Scatta l'appello degli imprenditori alle associazioni di categoria e al mondo politico: «Aiutateci». Tra le prime iniziative in programma, la creazione di un'associazione per dare voce a tutti gli imprenditori stretti dalla morsa della crisi.
      «Quando chiudono aziende con quattrocento dipendenti dobbiamo pensare che quella è solo la punta dell'iceberg - spiega l'imprenditore di Gaiarine Angelo Busetto che si fa portavoce dei colleghi -. In realtà ci sono centinaia di famiglie che rimangono senza soldi. Parlo delle piccole e medie aziende che collaborano con le realtà più grandi e di cui nessuno parla». Dopo la sospensione delle attività dell'azienda Verardo di Tamai di Brugnera con i suoi 103 dipendenti e le difficoltà del gruppo Florida di Prata di Pordenone con i suoi 409 lavoratori, a pioggia tremano anche tutte le piccole aziende che collaborano con la «casa madre». (19/04/2011)"





Il gazzettino

domenica 17 aprile 2011

Segretario comunale: Cappello lascia E' il terzo in un anno

 Cosa sta succedendo in municipio a Prata? Con il trasferimento di Arturo Cappello al Comune di Fiume Veneto, sono tre i segretari che si sono avvicendati a Villa Morosini in poco più di un anno. Dopo il pensionamento di Dino Del Tedesco, a Prata era arrivata la mansuetana Luigia Maria Forlin, successivamente rimpiazzata da Cappello. Un mese fa l'ex sindaco di Tramonti di Sotto, già a scavalco con l'amministrazione fiumana, ha preferito definitivamente spostarsi a Fiume Veneto, lasciando nuovamente vacante il posto di segretario comunale a Prata. In tutte le pause fra un titolare e l'altro ha fatto funzioni di segretario comunale la dirigente Giuditta Rombolà. Fra gli ultimi atti di Cappello si annovera l'esposto alla Procura della repubblica sull'episodio increscioso dell'idrovora di Prata di Sopra, mentre il consigliere della lista civica Giovani idee in comune ha presentato un esposto alla Corte dei conti per sospette irregolarità su un appalto relativo all'asfaltatura di alcune strade comunali. A un anno dal rinnovo amministrativo sembra poi che altri esposti stiano partendo da più mani. In questo scenario da tutti contro tutti il Comune si è nuovamente trovato senza segretario. «Se abbiamo cambiato tre segretari in così poco tempo significa che qualcosa non funziona e che non c'è serenità in municipio - afferma il segretario del Partito democratico Moreno Puiatti -. C'è da chiedersi se una serie del genere è naturale». Esprime perplessità anche il capogruppo di Giovani idee per Prata Simone Giacomet. «Il problema maggiore è dato dalla concentrazione di gran parte degli uffici su una persona sola - segnala Giacomet, riferendosi a Rombolà -. Il continuo ricambio non è serio perché il segretario è il garante della regolarità degli atti amministrativi». Sceglie la strada dell'ironia, invece, il segretario della Lega Nord Maurizio Rossetto. «La mia sensazione è che a Prata i segretari non trovino un ambiente di lavoro ottimale, il resto si può solamente supporre - commenta Rossetto -. Se in fabbrica accade che i dipendenti cambiano spesso, vuol dire che non hanno modo di lavorare liberamente». Giacinto Bevilacqua Messaggero Veneto 17/04/2011

martedì 12 aprile 2011

CRISI DELLA ZONA DEL MOBILE , IL PARTITO DEMOCRATICO CERCA IL DIALOGO PER TROVARE UNA SOLUZIONE


I circoli del Partito Democratico di Brugnera, Pasiano e Prata esprimono la loro preoccupazione per la difficile situazione che stanno attraversando le aziende del mobile.
Da quando è iniziata la crisi, un continuo stillicidio di aziende che chiudono o che stanno ristrutturando, accompagnato dalla perdita occupazionale sul territorio, era passato quasi inosservato. Solo ora che sta colpendo aziende storiche di maggiori dimensioni si comincia a rendersi conto della gravità. Se continua questa inerzia anche da parte della politica e delle amministrazioni, si corre il rischio di svuotare il territtorio di aziende e di professionalità e farlo ritornare indietro di decenni, con il conseguente disagio sociale causato dalla disoccupazione dovuta a una economia monocompartimento.
C’è paura, rassegnazione e sconforto tra imprenditori e lavoratori e le voci trasmesse anche da qualche amministratore locale non aiutano di certo a tranquilizzare, ma a provocare caos in una situazione già difficile.
Già da alcune settimane, come circoli del PD di Brugnera, Pasiano e Prata, stiamo incontrando imprenditori, sindacati e lavoratori per discutere dei problemi del settore e ragionare su possibili soluzioni. Nei prossimi giorni continueremo gli incontri chiedendo anche alle amministrazioni locali, ai parroci e a tutti i soggetti coinvolti nel sociale di svolgere la loro parte.
Alla fine di questo percorso vogliamo mettere in piedi una tavola rotonda sul tema: quale futuro per la zona del mobile” forse già a fine mese.

I segretari dei circoli del Partito Democratico 
Tarcisio Pajer (Brugnera) - Monica Pase (Pasiano) - Moreno Puiatti (Prata)

lunedì 11 aprile 2011

COMUNICATO: I POLITICANTI DI PRATA FANNO I LORO GIOCHI DI POTERE E NON S’INTERESSANO DELLA CRISI


Sono uscite domenica 10 aprile 2011 le ultime notizie relative alla maggioranza che governa il nostro comune, ancora una volta Lega Nord e PdL sono ai ferri corti. La consegna delle deleghe del vicesindaco indica che la frattura fra le due forze sta diventando insanabile, fra le cause sicuramente le denunce di Gasparotto (passato da poco alla Lega), soprattutto quella sulle idrovore, di cui comunque Maccan è  parte in causa in quanto assessore ai lavori pubblici.
Ci domandiamo che senso abbia continuare a governare se a ogni piè sospinto in consiglio e in giunta si generano malumori e voti contrari interni alla maggioranza. Forse non si formalizza l'uscita dalla maggioranza e si rimettono solo parzialmente le deleghe  per mantenere i compensi da assessori?  Servirebbe un chiarimento davanti ai cittadini sulla situazione attuale e crediamo che comunque ci siano dietro ampie manovre di avvicinamento alle amministrative del prossimo anno con corse distinte delle due compagini.
La cosa che maggiormente ci turba, rispetto a questi ridicoli balletti, è il silenzio che la nostra maggioranza politica ha di fronte alla situazione economica e lavorativa locale. I recenti casi di diverse aziende in crisi non hanno avuto nessun tipo di menzione da parte dei nostri amministratori, come se la cosa non li toccasse. Non capiamo come mai si siano mossi più volte in regione e oltre per chiedere finanziamenti vari e di fronte a questa situazione non si siano ancora neppure espressi. Sono forse meno importanti le nostre fabbriche delle loro beghe interne?
Chiediamo quindi che si faccia il possibile per cercare di gestire la situazione economica locale facendo da intermediari fra le varie realtà (maestranze, proprietà, operatori sociali sul territorio...) e la politica a più alto livello. Non però nella solita logica di favorire gli amici . Perché crediamo che da questa crisi, che non è passeggera, ma di sistema, o se ne esce tutti insieme, ciascuno mettendoci la propria parte o le conseguenze saranno gravi per l'intera comunità locale.
Da parte nostra visto che ci sono sempre stati a cuore questi argomenti ci muoveremo e ci impegneremo affinché i nostri rappresentanti insistano nelle sedi opportune nel trovare soluzioni e saremo sempre pronti ad ascoltare e ad essere vicini sia agli operai che agli imprenditori.

Circolo PD Prata di Pordenone

domenica 10 aprile 2011





Mafia a Nordest. Estorsioni alle imprese,
usura e rapimenti: 29 arresti in 5 regioni

Scattano le manette anche in Veneto e Lombardia per affiliati
al clan dei Casalesi. Come copertura una società di Padova

(Il Gazzettino 13/04/2011)
Urge un partito che curi gli interessi del Nord!

Ci vorrebbe un partito che si faccia carico di portare avanti gli interessi e le istanze del nord...
se questo partito esistesse, se fosse al governo da quasi due decenni, se esprimesse ministri 
tra cui quello degli Interni ed esprimesse anche i governatori delle regioni del nord e 
tanti presidenti di provincia, sindaci ecc. ecc....state certi che queste cose non potrebbero 
mai accadere.

Un simile partito non accetterebbe mai di negare gli arresti ad un parlamentare colluso, 
non voterebbe il processo breve che favorisce i criminali, e tanto altro.

Peccato che questo partito non esiste e non è mai esistito.




sabato 9 aprile 2011

C'è preoccupazione per la situazione del Gruppo Florida

giovedì 24 marzo 2011

Polveri sottili, tanti sforamenti a Prata

È Prata il comune più inquinato in provincia di Pordenone. Lo dicono le centraline dell'Arpa che hanno denunciato, in particolare, lo sforamento delle particelle sospese di polveri sottili. In seguito all'acquisizione, elaborazione e all'analisi dei valori rilevati dalle stazioni di monitoraggio della rete di riferimento regionale, Prata è risultata la maglia nera dell'inquinamento dell'aria, rossa se vogliamo ripetere il grado di allarme da tabella dell'Arpa. Tuttavia, non essendo un comune del conurbamento, l'amministrazione civica di Prata non è obbligata ad assumere provvedimenti di limitazioni del traffico o delle centrali inquinanti. La centralina dell'Arpa è posta sulla provinciale Opitergina (la seconda arteria più trafficata dell'intera regione dopo la statale Pontebbana) nelle vicinanze dell'ex distretto sanitario. La segnalazione non sembra preoccupare più di tanto la giunta comunale, sebbene Prata goda della certificazione Emas. «L'Emas ci obbliga a monitorare lo stato dell'aria, non a intervenire - precisa l'assessore comunale all'Ambiente Attilio Diana -. In realtà stiamo valutando le cause di questi sforamenti. Siamo perplessi dal momento che a Prata non esiste una progressione storica nell'inquinamento. Non vorremmo che si trattasse semplicemente di una scorretta taratura della centralina, come in passato è già avvenuto in comuni limitrofi dove all'improvviso si erano registrati dati anomali. Una causa eclatante per giustificare il fenomeno non l'abbiamo ancora trovata». Ha le idee più chiare il Partito democratico, che della cura dell'ambiente a Prata ha sempre fatto un cavallo di battaglia. «L'Arpa, dopo avere scoperto il dato, dovrebbe concentrarsi sulle sue cause - indica il segretario Moreno Puiatti -. Alcune aziende godono di permessi per bruciare gli scarti di lavorazione ed è uso comune bruciare truciolati anche da parte di privati cittadini. Non cambiare abitudini è nocivo per tutti quando, invece, con piccoli accorgimenti si potrebbero almeno limitare i problemi». Giacinto Bevilacqua

Messaggero Veneto - 23 marzo 2011

martedì 15 marzo 2011

Smog record a Prata, ma il piano non c’è

Prata di Pordenone capoluogo dello smog nella Destra Tagliamento. Il record negativo è certificato dalla centralina dell’Arpa che ha segnato, dal primo gennaio al 10 marzo, 36 sforamenti nel livello delle polveri sottili, attivando quella che la normativa chiama soglia di attenzione per la quale dovrebbero essere presi provvedimenti più significativi sul fronte del contenimento dell’inquinamento. In realta Prata non è un comune del conurbamento e quindi, in base alla normativa attualmente in vigore, non è obbligata ad assumere alcun provvedimento di limitazione del traffico e delle centrali inquinanti.
Un paradosso che non a caso la prossima legge intende modificare assumendo misure che valgono per l’intera pianura pordenonese, a partire dagli interventi mirati sulle aziende più inquinanti per finire con le limitazioni all’uso dei caminetti e delle stufe a legna.
Il dato di Prata, peraltro, è solo la punta di un iceberg: a Pordenone si sono registrati 29 sforamenti nei livelli degli inquinanti; a Porcia 34; a Sacile 33.
Oggi, nonostante che anche venerdì i dati siano stati elevati (in viale Marconi 110 microgrammi per metro cubo di Pm10, a Porcia 101, a Sacile 85) non verrà assunto alcun provvedimento di limitazione del traffico in quanto le previsioni meteo dell’Arpa prevedono piogge che dovrebbero proseguire fino a lunedì mattina, per poi riprendere il giorno dopo. Insomma un quadro meteo che favorirà la ripulitura dell’aria.


Messaggero Veneto 3 marzo 2011 —   pagina 02   sezione: Pordenone

sabato 12 marzo 2011

Addio al “maestro” Nilo Pujatti

Già sindaco di Prata di Pordenone, Pujatti era figura molto conosciuta, soprattutto per la lunga carriera di insegnante attraverso la quale si fece stimare a tal punto che, laureato in agraria e sindaco, era da tutti appellato come “maestro”. Si è spento martedì sera all’età di 90 anni. Durante la seconda guerra mondiale, Pujatti vi aveva preso parte come ufficiale dell’aeronautica. L’8 settembre 1943, la notizia dell’armistizio lo raggiunse in Toscana. Rincasato, entrò successivamente a far parte della brigata partigiana Osoppo. Ai tempi della costituzione della brigata unificata “Ippolito Nievo B” fu poi comandante partigiano per la zona di Prata e Brugnera alle dirette dipendenze del maggiore Franco Martelli, futura medaglia d’oro al valor militare. Finita la guerra, insegnò come maestro elementare in vari plessi sino al 1951, quando, già conseguito il diploma magistrale, si laureò in Agraria all’Università di Pisa. Da allora iniziò la pluriennale attività di insegnante alle scuole medie di Prata e, contemporaneamente, quella di agronomo. Arrivò a diventare presidente dell’Ordine degli agronomi della provincia di Pordenone, nonchè membro delle sezioni specializzate agrarie del Tribunale di Pordenone. Attivista nella Democrazia cristiana, fu sindaco di Prata dal 1964 al 1975, regista dello sviluppo della zona del mobile e della ricostruzione dopo le rovinose alluvioni del 1965 e 1966 e, insieme al senatore Gustavo Montini, allora sindaco di Pordenone, “padre” della strada provinciale Pordenone-Oderzo. Ritiratosi dalla politica nel 1980, viveva nella frazione di Prata di Sopra.
Messaggero Veneto 10.03.2011