domenica 17 aprile 2011

Segretario comunale: Cappello lascia E' il terzo in un anno

 Cosa sta succedendo in municipio a Prata? Con il trasferimento di Arturo Cappello al Comune di Fiume Veneto, sono tre i segretari che si sono avvicendati a Villa Morosini in poco più di un anno. Dopo il pensionamento di Dino Del Tedesco, a Prata era arrivata la mansuetana Luigia Maria Forlin, successivamente rimpiazzata da Cappello. Un mese fa l'ex sindaco di Tramonti di Sotto, già a scavalco con l'amministrazione fiumana, ha preferito definitivamente spostarsi a Fiume Veneto, lasciando nuovamente vacante il posto di segretario comunale a Prata. In tutte le pause fra un titolare e l'altro ha fatto funzioni di segretario comunale la dirigente Giuditta Rombolà. Fra gli ultimi atti di Cappello si annovera l'esposto alla Procura della repubblica sull'episodio increscioso dell'idrovora di Prata di Sopra, mentre il consigliere della lista civica Giovani idee in comune ha presentato un esposto alla Corte dei conti per sospette irregolarità su un appalto relativo all'asfaltatura di alcune strade comunali. A un anno dal rinnovo amministrativo sembra poi che altri esposti stiano partendo da più mani. In questo scenario da tutti contro tutti il Comune si è nuovamente trovato senza segretario. «Se abbiamo cambiato tre segretari in così poco tempo significa che qualcosa non funziona e che non c'è serenità in municipio - afferma il segretario del Partito democratico Moreno Puiatti -. C'è da chiedersi se una serie del genere è naturale». Esprime perplessità anche il capogruppo di Giovani idee per Prata Simone Giacomet. «Il problema maggiore è dato dalla concentrazione di gran parte degli uffici su una persona sola - segnala Giacomet, riferendosi a Rombolà -. Il continuo ricambio non è serio perché il segretario è il garante della regolarità degli atti amministrativi». Sceglie la strada dell'ironia, invece, il segretario della Lega Nord Maurizio Rossetto. «La mia sensazione è che a Prata i segretari non trovino un ambiente di lavoro ottimale, il resto si può solamente supporre - commenta Rossetto -. Se in fabbrica accade che i dipendenti cambiano spesso, vuol dire che non hanno modo di lavorare liberamente». Giacinto Bevilacqua Messaggero Veneto 17/04/2011

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